Uno degli elementi basilari dell’analisi è il SETTING.
Si tratta di quell’insieme di regole (in realtà sono ben poche!), che fanno si che l’analisi possa definirsi tale e che sono, necessariamente, stabilite in sede di quello che si definisce “contratto terapeutico”, ossia quell’incontro di raccordo, che avviene tra analista e analizzando, alla fine di uno, due o tre colloqui di conoscenza e preliminari all’analisi.
Tra i vari elementi del setting ce ne sono alcuni che più frequentemente incontrano e si scontrano con il “buonsenso” dell’analizzando.
FREQUENZA SETTIMANALE
DURATA DELLA SEDUTA
PAGAMENTO E CONTEGGIO DELLE SEDUTE
ASSENZE
Rientrano nel concetto di SETTING anche tutta una serie di concetti, forse più, forse meno concreti, di cui cercherò di parlare in un altro post.
Le “violazioni del setting” per un analista sono fondamentali, perché rappresentano movimenti inconsci del paziente riferiti a qualcosa che evidentemente non riesce ad esprimere in altro modo.
Partiamo dalla FREQUENZA.
Un’analisi che possa definirsi tale prevede un minimo di tre sedute settimanali. È questo uno dei motivi principali per cui, spesso, una persona che sente un malessere psicologico, si orienta verso altri tipi di psicoterapia. L’analista non estremamente ortodosso e fermo sui concetti di base o che ritiene di poter prendere in carico un paziente, anche con una frequenza settimanale minore delle tre sedute, porterà avanti non più un’analisi vera e propria, ma una PSICOTERAPIA PSICOANALITICA. L’analisi ha bisogno di tempi regolari, costanti e continui, per costruire una relazione terapeutica valida e per favorire le libere associazioni di pensiero, regola fondamentale dell’analisi, e quindi la possibilità per l’Inconscio di esprimersi. Si è già detto come agli albori della Psicoanalisi, la frequenza delle sedute fosse, di cinque o sei alla settimana. La stessa Società Italiana di Psicoanalisi, attualmente, non riconosce un analisi a meno di quattro sedute settimanali. Siamo arrivati alle tre sedute solo in tempi recenti, forse, visto anche lo stile di vita comune che muta e si fa sempre più concitato. In realtà, questo dovrebbe essere un incentivo a crearsi una nicchia nella burrasca della quotidianità, ma mi viene da pensare che l’uomo moderno abbia evoluto anche i tempi del proprio inconscio, pur di non viversi una giornata di 25 ore!
La DURATA DELLA SEDUTA, è in realtà l’elemento del setting apparentemente meno conflittuale. Una seduta analitica dura dai 45 ai 50 minuti. La conflittualità emerge nel momento in cui l’analizzando effettua ritardi o tenta di prolungare la seduta nei modi più disparati.
Il ritardo è spesso dovuto ad “imprevisti”; uso il virgolettato perché nell’inconscio molte cose sono prevedibili e nella coscienza ci sono tanti modi per riuscire a proteggere il proprio spazio d’analisi. Il prolungamento della seduta invece (spesso legato allo stesso ritardo con lo scopo di controllare la seduta, ma anche l’analista che aspetta il paziente successivo), va dalla parlantina senza pausa di respiro, alla ri-vestizione dettagliata, al pagamento con la richiesta di un resto da latteria e così via. La cosa importante, come per gli altri elementi del setting, è che la durata sia ben definita fin dall’inizio.
Veniamo al PAGAMENTO DELLE SEDUTE. Alcuni analisti presentano fattura alla fine del mese, altri effettuano il conteggio delle sedute insieme al paziente o ci si confrontano prima del pagamento stesso, molti chiedono ai pazienti di tenere il conto delle sedute effettuate mensilmente. In quest’ultimo modo, a parer mio, si responsabilizza l’analizzando e nel caso di errori si ha la possibilità di un confronto che sovente rappresenta un modo per comunicare qualche tipo di angoscia all’analista. Pagare un onorario è sicuramente, sempre … angosciante, di questi tempi, figuriamoci se in esso c’è il prezzo della comprensione delle proprie nevrosi…
Nel pagamento dell’onorario sono impliciti un’infinità di significati, a cominciare dal fatto che la relazione che si crea tra analista e analizzando, è una relazione, e in quanto tale suona strano che uno dei due membri di essa debba essere pagato per starci dentro! D’altra parte, se così non fosse, se l’analista non venisse pagato, ma mantenesse la sua presenza nel modo più comune, ci troveremmo a vivere una situazione di coppia, amicale, come ce ne sono tante, in cui tutti gli aspetti nevrotici e le problematicità restano perlopiù incontrollati, non garantendo una presa di coscienza e quindi una “trasformazione del pensiero”. Detto questo è importante considerare il pagamento, un elemento essenziale per dar senso a questo speciale incontro.
È questo il motivo per cui anche le ASSENZE, in analisi, devono essere onorate. A molti pazienti questo suona strano…proviamo a pensare di dire a nostra madre, nel momento in cui non potessimo andarla a trovare come abitualmente accade, per qualsiasi motivo, valido o meno, razionale o no, che quel giorno lei non è nostra madre e ci sentiamo autorizzati ad interrompere il rapporto, anche se solo per qualche ora, accada quel che accada. Strano no? Se l’analista non pretendesse l’onorario della seduta saltata dal paziente è come se egli per primo non credesse in quello che sta facendo e non desse il giusto valore alla persona che ha di fronte anche in sua assenza. Non pagare la seduta saltata, vuol dire considerare quell’incontro uno scambio commerciale come tanti, che può anche starci, per carità! Ma a quel punto l’analista non potrà più essere tale e non sarà più capace di garantire quella profondità e quel vissuto, fondamentali per pensare insieme all’analizzando e quindi aiutarlo realmente. Al contrario, dovesse mancare l’analista (che è raro, ma accade!), la seduta non verrà corrisposta, ma non perché a quel punto viene meno il rapporto tra i due, ma perché piuttosto anche l’analista possa prendersi le responsabilità delle proprie assenze ed in qualche modo dell’operare del proprio Inconscio. È inteso, dicendo tutto ciò, che questo famigerato Inconscio lavora a livelli … impensabili, per cui anche un raffreddore, una gamba rotta od un semplice in-cidente, da entrambe le parti, devono potersi registrare come conseguenze più o meno dirette, del suo lavoro.
L’analizzando potrà spesso chiedere a questo punto di spostare o recuperare la seduta. Ora, io credo che rientrando o meno nel rispetto del setting nel mio lavoro o di qualsiasi altro analista, quella seduta spostata o recuperata, sulla base del rispetto dei patti presi in principio, non potrà mai essere considerata la stessa cui si è mancati, per un discorso di coerenza…non succede niente, per carità! Ma penso che sia, a quel punto, fondamentale riuscire insieme a dare un senso ed un significato a quel piccolo momento di incoerenza.
Attilio de Angelis
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